sabato 16 febbraio 2019

The Cal 2017 firmato Peter Lindbergh / «Niente nudo e ritocco. La bellezza non è commerciale»

Nicole Kidman, Uma Thurman, Julianne Moore y Robin Wright

The Cal 2017 firmato Peter Lindbergh: «Niente nudo e ritocco. La bellezza non è commerciale»

Svelati i nomi delle 15 dive protagoniste del nuovo calendario Pirelli: Robin Wright, Alicia Vikander, Nicole Kidman, Zhang Ziyi, Julianne Moore, Uma Thurman

di Michela Proietti
29 agosto 2016


Alicia Vikander


Le foto scattate a Robin Wright in Times Square sono, secondo lo stesso Peter Lindbergh, uno dei lavori migliori della sua carriera. «Le considero tra le immagini più belle che ho scattato fino ad oggi. Mentre la rincorrevo tra la gente di New York, pensavo: sto facendo una pazzia, non funzionerà. Lei era spaventata, io incerto del risultato: quando le ho riviste, la sera stessa, ho capito di aver prodotto foto incredibili». Immagini intense, che raccontano la filosofia del Cal Pirelli 2017: comunicare la bellezza senza spogliare le donne. E senza ritoccarle. Robin Wright è una delle 15 star scelte dal fotografo tedesco per la nuova edizione di un calendario che è forma e contenuto: esserci vuol dire non solo essere belle. «Il valore aggiunto, stavolta, è l’intimità profonda che ho con ognuna di loro. Sono la mia piccola famiglia e ho voluto che mi usassero per sentirsi a loro agio e darsi completamente all’obiettivo», spiega Lindbergh negli Spring Studios di Tribeca, dove ha appena fotografato Lupita Amondi Nyong’o. Scattato tra maggio e giugno, tra New York, Londra, Los Angeles, Le Touquet e Berlino, ha già un record prima di uscire: dopo il 1996 e il 2002, è la terza volta di Lindbergh con Pirelli. «Per me hanno modificato la legge! Nessun fotografato può fare più di due Cal, per una questione di estro creativo: ma sono riuscito a spiegare che a volte basta semplicemente cambiare punto di vista».


Nicole Kidman



Da Berlino a Los Angeles

L’attrice svedese Alicia Vikander è stata fotografata a Berlino. «La amo immensamente, per come riesce ad abbandonarsi: si perde, e a quel punto tu puoi entrare dentro di lei, per poi risvegliarla. Lei è in trance». Per Penelope Cruz, Julianne Moore, Uma Thurman, Rooney Mara e Jessica Chastain il set è stato allestito a New York. Le pose di Nicole Kidman e Zhang Ziyi sono state catturate a Los Angeles. Neppure un’italiana tra i 15 talent. «Se avessi dovuto scegliere una donna per Paese allora avrei detto Monica Bellucci. Ma non ho usato alcun criterio di appartenenza, né di razza né di età». La bellezza matura nel Cal 2017 è quella di Charlotte Rampling e Dame Helen Mirren, fotografate a Londra, set anche per Kate Winslet e Lea Seydoux. Infine un cameo, dedicato stavolta a Anastasia Ignatova, fotografata a Le Touquet, a nord di Parigi. «Il risultato è opposto a quel codice di bellezza terribile che si vede in giro: donne perfette e orrende contemporaneamente, che hanno tolto ogni segno dal volto e dal corpo. Sono sicuro che tra 100 anni, quando le persone vedranno cosa era per noi la bellezza, penseranno che eravamo pazzi».

Penelope Cruz


«Il talento seduce di più»

Uma Thurman in dolcevita color panna, Robin Wright con il cappotto blu: la scelta di non scoprire la bellezza va in questa direzione. «Abbiamo ancora bisogno del nudo? Credo di non aver mai guardato le gambe di una donna, tantomeno di una modella: mi interessa quello che posso tirare fuori da lei». Nel 1996 in California, a El Mirage Desert, per Pirelli ha fotografato un cast di supermodelle «e fu molto facile, naturalmente». Nel 2002, ai Paramount Studios di Los Angeles, fu addirittura noioso. «Donne magnifiche in costume, uno spettacolo per gli uomini. Però quando ho deciso di firmare per la terza volta The Cal ho cercato delle attrici, ma non da film di James Bond». Il talento lo seduce più della bellezza, forse perché il suo lo ha scoperto in ritardo. «Non ho la classica storia dell’enfant prodige che a 8 anni aveva già un rullino in mano. Sono cresciuto nel deserto culturale, in una fattoria di Duisburg bonificata dai libri. Domenica ho portato i miei figli al Louvre e ho capito che stavo facendo una cosa davvero utile per loro».

Charlotte Rampling


La bellezza flessibile

Prima di diventare uno dei fotografi più pagati del mondo ha fatto il disegnatore di finestre in Svizzera, ha lavorato di notte e accettato impieghi part-time. Ha anche pensato di voler fare l’etologo: aveva già 27 anni quando è diventato assistente fotografo. «Berlino è la città che mi ha aperto gli occhi: vedevo i musei, le gallerie, ero improvvisamente folle dei violenti colpi di pennello di Van Gogh». Accumulatore seriale, ha deciso di non collezionare nulla. «Non possiedo nè quadri, nè foto. Devi avere molto tempo per essere un collezionista e tutto sommato per me, una fotocopia vale quanto un’originale. Sono interessato all’immagine tout court». L’idea di bellezza realista ha accompagnato la sua intera carriera. «Lo confesso, ho pensato di usare il potere del Cal per combattere la bellezza commerciale, quella che mi rivolta. Il rischio è che la gente cominci a credere che la bellezza sia quella ritoccata». L’estetica che rappresenta il Lindbergh-pensiero è quella di Meryl Streep, «non bella, ma con vette di intensità altissime. Se avessimo avuto più intimità, l’avrei voluta nel cast». C’è poi il concetto di bellezza flessibile, la migliore. «Cindy Crawford ne è l’esempio: siamo più vicini oggi di quando lei era all’apice. Non accettava di essere diretta, diceva: io sono Cindy, non serve altro. Non era flessibile e questo la rendeva meno bella». La bellezza non è mai un mezzo, è un fine, persino sui social. «Uso Instagram per regalare vecchie foto, ma anche per dire cose importanti. Qualche mese fa ho chiesto ai miei 350 mila follower: dove sei, chi sei? La gente non mi ha risposto non con un like, ma con pensieri veri, e l’ho trovato straordinario».




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