Un articolo pubblicato sulla rivista PLoS ONEriporta i risultati sulle proprietà mediche del muco della pelle della salamandra chiamata Axolotl, scientificamente conosciuta come Ambystoma mexicanum. Un team guidato dalla dottoressa Sarah Strauß della Scuola di Medicina di Hannover (Medizinische Hochschule Hannover) ha studiato peptidi antimicrobici presenti in quel muco che potrebbero costituire almeno in parte un'alternativa agli antibiotici utilizzati oggi. Gli esami hanno indicato che quel muco può anche aggredire cellule tumorali.
Loving Vincent, il film di Dorota Kobiela è nelle sale italiane. Ed è una meraviglia.
Stefano Ferrari
24 ottobre 2017
Coi tempi che corrono, guardi trenta secondi di Loving Vincent e pensi subito: È fatto al computer. E invece no: è vera vernice a olio. Ed è una vera meraviglia. Per realizzarlo ci sono voluti 125 pittori e due anni di lavoro. La tecnica impiegata è simile a quella che usa William Kentridge nei suoi video animati a carboncino, fatti cancellando e ridisegnando in continuazione sullo stesso foglio, anche se qui le cose sono un po’ più complicate. Si fa così: si gira una scena con gli attori in carne e ossa; si consegna il filmato al pittore, che copia sulla tela il primo fotogramma; si scatta una foto ad alta risoluzione del dipinto finito; quindi il pittore ritorna sulla tela e la “corregge” fino a trasformarla nel secondo fotogramma e si scatta un’altra foto. Avanti così 165.000 volte et voilà, ecco il primo “lungometraggio a olio” della storia.
Scappa un sorriso a questo punto a ripensare al Van Gogh di Kirk Douglas (Brama di vivere, 1956) e pure al famoso saggio di Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1936), che qui prende un significato tutto nuovo. Van Gogh è forse l’artista più riprodotto di sempre: non solo su libri e manuali, come al tempo di Benjamin, ma oggi anche su piatti, bicchieri, lenzuola, berretti, magliette, magneti da frigorifero e chi più ne ha, più ne metta. Per non parlare di quelle operazioni pseudo-culturali come la “mostra” itinerante Van Gogh Alive, che allo spropositato costo di 14 euro ti fa camminare tra scadenti gigantografie e banali proiezioni animate – ma i biglietti venduti sono decine di migliaia. Ecco, con Loving Vincent la riproducibilità tecnica diventa una rielaborazione manuale, dalla quale non emerge una copia, bensì una nuova opera pittorica e filmica a un tempo, unica, originale, che dà vita – e qui si può ben dirlo – ai dipinti di Van Gogh
La mente dietro quest’impresa folle è Dorota Kobiela, regista con studi da pittrice, che nel 2011 aveva già diretto un cortometraggio,Little Postman, anche quello interamente dipinto (da lei), con protagonista un piccolo portalettere di Varsavia durante la seconda guerra mondiale. Curiosamente, anche in Loving Vincent il protagonista è un giovane postino improvvisato, Armand Roulin, figlio di Joseph, il barbuto portalettere di Arles che Van Gogh ritrasse assieme alla famiglia in una serie di dipinti. È l’estate del 1981, Vincent si è suicidato da un anno e Armand viene incaricato dal padre di portare una lettera a Théo, fratello di Van Gogh. Così si lascia alle spalle le notti stellate di Arles e va a Parigi, ma qui scopre che Théo è morto e finisce da Père Tanguy, il commerciante di colori, che gli racconta la difficile vita di Vincent. Incuriosito, Armand si reca ad Auvers-sur-Oise, dove il pittore è morto, per incontrare il dottor Paul Gachet.
Un fotogramma del film
Come suggerisce il titolo stesso, Loving Vincent non è un film su Van Gogh: è un film su Vincent (l’uomo) visto attraverso Van Gogh (il pittore). A parlarci dell’uomo sono le persone che ha conosciuto e ritratto nella sua breve vita, mentre il pittore è sempre presente grazie alle animazioni dipinte, basate su un centinaio di tele, qua e là ritoccate per esigenze narrative – e inframezzate da flashback in bianco e nero, le uniche scene inventate del film, che ci mostrano spezzoni di vita del pittore.
Sul sito del film si possono acquistare, per qualche migliaio di euro ciascuno, dei dipinti di prova prodotti per il film, mentre fino al prossimo 28 gennaio, al Noordbrabants Museum di ’s-Hertogenbosch, in Olanda, saranno in mostra 119 dipinti usati nel film.
Laureato in Scienze dei Beni Culturali (Università degli Studi di Milano), nel 2008 ha conseguito il master in Art Management presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha collaborato con la Fondazione Mazzotta, con il mensile "Arte", con Baldini Castoldi Dalai editore e con diverse testate online scrivendo di arte contemporanea, musica, cinema e letteratura fantastica. Dal 2015 è collaboratore de "La Settimana Enigmistica".
Osamu Obi è nato a Kanagawa, in Giappone nel 1965. Si diploma nel 1988 alla Musashino Art University, Dipartimento di Pittura ad Olio. Nel 1990 completa il Master in Pittura ad olio, Musashino Art University. Espone al Museo centrale di Tokyo. Partecipa alla mostra del premio Yasui. Nel 1996 partecipa all'esposizione di scambio tra pittori olandesi sudcoreani e giapponesi (Yokohama e Seul).
A volte ingabbia, a volte fa spiegare le ali. A volte spiega, a volte racchiude ciò che pensiamo. A volte impaurisce. A volte esagera. Lo specchio, magico vetro, pieno di dualismo e conflitto.
Illustrazione della fiaba "La Palomma" raccolta nel "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, illustrazione dal libro edito in lingua inglese "Stories from the Pentamerone", a cura di E. F. Strange, 1911
Giambattista Basile: vita e opere di un maestro del Barocco
Dalla scrittura avventurosa alla nascita della fiaba moderna, il genio giuglianese che influenzò Perrault e i fratelli Grimm
Giovanni Battista Biagio Basile maggiormente noto come Giovan Battista Basile o Giambattista Basile, ha vissuto una vita sorprendente come scrittore e letterato italiano, ma è stata altrettanto ricca di sentimenti e avventure quanto le sue storie del periodo Barocco (N.d.R. movimento culturale e intellettuale nato in Italia tra la fine del XVI e inizio XVII secolo, che contaminò tutte le forme e ambiti artistici).
Cielo stellato: "Ma forse, invece di cercarlo nelle stelle, dovremmo ricominciare a cercarlo nelle parole vere, nelle domande scomode, nella complessità. Non è sbagliato parlare di emozioni"
Nati sotto il segno del nulla
Perché tutti parlano di astrologia e nessuno ha davvero qualcosa da dire
C’è stato un tempo in cui ci si divideva tra chi credeva nella politica e chi nel destino. Oggi la grande distinzione sembra essere tra chi legge libri e chi legge il tema natale perché l’astrologia è tornata di moda, ma non con la grazia dell’antico sapere esoterico. È tornata come trend, come contenuto da postare, condividere, memare quindi vi sto proprio dicendo che un sistema millenario che avrebbe anche un suo senso oramai è ridotto alle fortune e sfortune del mese da condividere su Instagram. Una simbologia profonda trasformata in una scusa per giustificare ogni variazione d’umore o scelta sbagliata.
C’è stato un tempo in cui l’impegno ambientale sembrava autentico: firmavamo petizioni, facevamo la raccolta differenziata con attenzione quasi rituale, guardavamo documentari su Netflix che ci scuotevano e ne uscivamo con la voglia di cambiare le cose. Le piazze si riempivano di persone su persone e si parlava del futuro come qualcosa da proteggere insieme. Per un attimo ci siamo sentiti parte di una svolta collettiva, come se davvero stessimo costruendo un nuovo modo di abitare il mondo.
Dall’Ungheria all’Italia, passando per la Spagna e la Francia: l’Unione Europea arretra sui diritti civili mentre le destre identitarie ridisegnano il volto del continente. Un progetto nato per unire si trasforma in terreno di esclusione.
Sfogliare un fumetto è un gesto semplice, quasi leggero. Eppure, dietro ogni tavola si nasconde un atto di partecipazione culturale profondo, un dialogo silenzioso tra chi disegna e chi legge. Non è solo una questione di parole e immagini: è una lente diversa sul mondo, una narrazione che, pagina dopo pagina, ci accompagna in territori spesso inesplorati.